Japanese Chronicles – Giorno 17 – (In)stabilità

In questi giorni, lungo tutto il viaggio, la terra ha tremato moltissime volte.

Eravamo fermi, in piedi, nella stazione di Kyoto, quando ci siamo sentiti sollevare e sprofondare, ripetutamente, per un paio di minuti.

L’epicentro era a Tokyo, con magnitudo 5.8 della scala Richter.

Stupisce vedere le persone continuare il loro inarrestabile movimento, l’alacre laboriosità, come se nulla fosse.

Più ancora che della Storia, il Giappone è in balia degli elementi: vulcani, terremoti, tifoni, tsunami, sono lo sfondo dell’esistenza di questo popolo.

Nel nostro Paese, la presenza di vulcani attivi ha plasmato il modo di vivere e di pensare degli abitanti di intere aree. Una certa visione della vita fatalista connota il sentire napoletano da sempre e ne è parte integrante come il Vesuvio fa parte della cornice di quella splendida città.

Tutto qui parla dell’eterno conflitto tra instabilità ed equilibrio.

Dalle costruzioni antiche, fatte in legno con tecniche molto particolari per renderle flessibili e resistenti alle oscillazioni fino alle pratiche meditative e fisiche, che sull’equilibrio interiore hanno costruito la loro influenza sullo spirito giapponese.

La terra trema, il cielo minaccia, le montagne sputano fuoco, il mare spinge verso la costa le sue onde.

In mezzo, l’essere umano, che conscio della sua caducità, e forse proprio per questo, dedica il meglio delle sue risorse per preservare la tradizione, curare il dettaglio, diffondere bellezza e ordine e, nel solco di una disciplina, ancorarsi alla stabilità dell’infinito.

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